Jack Ma da una parte, Li Ka Shing dall’altra. Alibaba da una parte, Hutchinson Whampoa dall’altra. Comunque la si vuole girare, la questione è soltanto una: Silvio Berlusconi vende ai cinesi. Il Milan, creatura del Cavaliere ormai da trent’anni, non è più tra le priorità del Presidente, questo è chiaro ormai da parecchio tempo. Ma che sia giunta davvero l’ora del passaggio di mano?
A quanto riportano tutti i principali media sportivi italiani (e non solo), pare davvero di sì. Soltanto Carlo Pellegatti, uno dei giornalisti sportivi più vicini all’ambiente rossonero, non sembra molto d’accordo: che qualcosa bolla in pentola è innegabile, dice il noto creatore di soprannomi, ma che ai fornelli ci sia Jack Ma non risulta.
Pellegatti a parte, la stampa concorda nel ritenere la cessione del Milan ai cinesi ormai una formalità. Una questione di tempo. Che sia Alibaba, Hutchinson Whampoa o una misteriosa terza cordata di cui per il momento si fa solo qualche cenno fumoso, poco importa.
Perché al tifoso rossonero, esasperato da anni di proclami assurdi (“Siamo da scudetto”, e poi ti presenti con Zapata titolare? “La rosa non è inferiore a quella della Juventus”, e poi prendi 70 punti di gap nel giro di due campionati?), ormai importa solo di riavere nuovamente qualcuno che non faccia troppi mugugni quando si tratta di allargare i cordoni della borsa.
E tra Alibaba e Hutchinson Whampoa di soldi ne girano, parecchi. Il primo è un colosso dell’e-commerce, fondato nel 1999 e arrivato a superare, come volume d’affari, eBay ed Amazon. La seconda è una storica azienda cinese operante in più settori (commercio, energia, infrastrutture, telecomunicazioni e altro).
Che cos’hanno in comune? Potenzialità economiche nell’ordine dei miliardi di dollari. Alibaba – secondo Forbes – è la 269° azienda al mondo, ha ricavi per 4,36 miliardi di dollari e vendite per 11,4, mentre il proprietario Jack Ma è il secondo uomo più ricco in Cina.
Hutchinson Whampoa sarà meno nota ad Ovest, ma è addirittura più – economicamente – potente di Alibaba: sempre secondo Forbes, si tratta della 118° azienda al mondo, con 8,6 miliardi di dollari di ricavi e 35,1 miliardi di entrate.
Secondo i bene informati, l’offerta dei due gruppi cinesi per l’acquisto del Milan di Silvio Berlusconi ammonterebbe a circa 700 milioni di dollari. C’è chi dice che Alibaba e Hutchinson Whampoa sarebbero pronte a rilevare subito il 100% della proprietà, chi invece ritiene che l’acquisizione avrà due step (70% subito, il restante 30% tra un anno), ma questi sono dettagli.
Silvio Berlusconi vacilla e molto probabilmente, spinto dai conti in rosso del Milan, da una rosa ormai povera di campioni e dal parentado (leggasi la figlia Marina) che non vede l’ora di disfarsi di un esercizio in perdita, finirà per crollare.
Anche perché l’offerta è seria, sebbene non si avvicini al miliardo di dollari chiesto dal Cavaliere solo un anno fa, quel miliardo che il broker Bee Taechaubol si era detto sicuro di raccogliere in tempi brevi, salvo poi svanire nel nulla. Almeno quei 700 milioni di dollari in arrivo non saranno soltanto sulla carta.