Vincoli ai titoli di stato delle banche, la minaccia tedesca

Nel fine settimana, ad Amsterdam è previsto un incontro dell’Ecofin (Economic and Financial Affairs Council) che si preannuncia davvero delicato per le banche europee. Se da un lato i paesi con maggior margine di manovra economica possono dormire sonni tranquilli, per gli altri – Italia compresa – l’Ecofin potrebbe portare brutte sorprese.

La riunione dei ministri delle Finanze degli stati membri dell’Unione Europea avrà all’ordine del giorno la discussione su come minimizzare e condividere a livello globale i rischi bancari. Si parlerà dell’ormai celeberrimo progetto dell’assicurazione unica dei depositi bancari, vero argomento scottante della due giorni di sabato 23 e domenica 24 aprile 2016.

Il progetto era stato voluto in maniera decisa dalla Germania, anche se ultimamente i teutonici hanno tirato un po’ il freno a mano, per un motivo ben preciso: non vogliono sobbarcarsi le magagne altrui.

Il discorso di Berlino è piuttosto semplice: va bene condividere i rischi, ma prima vanno drasticamente diminuiti. L’assicurazione unica che garantirebbe i depositi bancari, diminuendo i rischi per gli istituti di credito, è un progetto interessante che però è vincolato da un lavoro certosino sui titoli di stato attualmente posseduti dalle banche stesse.

Secondo la Germania, e più in generale secondo i paesi del nord Europa, i principali rischi si nasconderebbero proprio nei bond degli stati che hanno una quantità più elevata di debito pubblico. Avete pensato subito all’Italia? Be’, avete fatto bene, senza ombra di dubbio.

Alla base della riunione dell’Ecofin di questo fine settimana in arrivo ci sarà un rapporto pubblicato nei giorni scorsi dalla presidenza dell’Unione Europea, che in questo periodo tocca all’Olanda. Sostanzialmente il punto fondamentale della discussione è questo passaggio: ” Presenze strutturalmente elevate di debito pubblico nelle banche aumentano il rischio che in caso di fallimento sovrano vi sia anche una crisi bancaria”.

Padoan non ci sta: “Vincoli sbagliati”

In poche parole, i paesi più virtuosi dal punto di vista finanziario vogliono che le banche abbiano dei limiti riguardo alle quote di debito pubblico che possono detenere, così da abbattere i rischi di fallimento.

Sull’argomento è intervenuto anche il nostro ministro dell’Economia e delle Finanze, Piercarlo Padoan, che durante un’audizione parlamentare ha definito “sbagliato” un eventuale vincolo ai titoli di Stato posseduti dalle banche. Secondo il ministro Padoan, la discussione in merito non dovrebbe avvenire all’Ecofin, bensì al Comitato di Basilea (l’organizzazione internazionale per la vigilanza bancaria).

L’intervento della Confindustria

Sulla questione è intervenuta anche la Confindustria, facendo notare come i prestiti personali di Unicredit, Monte dei Paschi di Siena, Intesa San Paolo e delle altre principali banche italiane non avrebbero avuto modo di esistere, nel periodo peggiore della crisi, senza l’acquisto da parte degli istituti di credito nostrani di titoli sovrani nazionali.

Questo, si legge nella nota di Confindustria, “ha consentito alle banche di migliorare il proprio bilancio, sostenendo la loro redditività. Se nel 2011-2012 gli istituti avessero dovuto limitare i loro acquisti, in Italia avremmo avuto un sistema bancario con bilanci peggiori e un credit crunch maggiore, e quindi minor credito all’economia. E avremmo avuto anche più elevati rendimenti sui titoli di Stato, con impatti negativi sui conti pubblici e sull’andamento del PIL”